L’Italia nel 1994 aveva l’inflazione al 5,8% il deficit al 9,4% del PIL e il debito pubblico al 124% del PIL, tutti dati notevolmente peggiori di oggi, con inflazione al 3,2% deficit 2,8 % rispetto al PIL e debito pubblico al 120% del PIL, ma nel 1994 Banca d’Italia riportava che l’Italia aveva la maggior produzione industriale d’Europa, mentre oggi riporta che è ultimo paese d’Europa come produzione industriale, la differenza tra il 1994 ed oggi è solo nella perdita di sovranità sulla moneta con l’introduzione dell’euro.
L’Italia ha avuto debito pubblico anche più alto con il 134% del PIL nel 1998, ma nessuno parlava di fallimento dell’Italia, come nessuno oggi parla di crisi in Giappone che ha un debito pubblico del 215% del PIL , ma gli interessi rasentano lo zero, come pure rasentano lo zero negli USA, dove il debito pubblico viene sempre rinnovato e non è mai stato ripagato dal 1837 !!!
Il Giappone e gli USA possono stampare liberamente la loro moneta e pagare ogni loro debito, come faceva l’Italia con la lira, invece l’euro è stato creato in maniera diversa, infatti la BCE non è la banca federale dell’Europa come lo è la Federal Reserve per gli USA che stampa dollari a piacimento, infatti la BCE immette il denaro nel mercato dei capitali e gli Stati lo prendono a prestito pagando tassi di interesse che per ripagare devono tassare i loro cittadini.
Quando la BCE recentemente ha voluto aiutare gli stati in difficoltà ha immesso bel 1000 miliardi nelle banche che li hanno prestati ai governi e comprato titoli di stato che però i governi devono ripagare aumentando le tasse, invece quando l’Italia era sovrana della sua moneta era la Banca d’Italia a comprare i titoli di Stato con le lire che stampava e quindi il governo non doveva più restituire il debito e l’Italia era il secondo paese con più risparmio al mondo dopo il Giappone, dove continuano a stampare soldi per pagare il debito pubblico e il popolo continua a detenere il maggior risparmio del pianeta, che invece in USA preferiscono spendere detenendo invece il primato per i maggiori consumi del pianeta.
Quando l’Italia stampava la lira ad ogni disastro lo Stato poteva mandare soldi per la ricostruzione che avveniva nonostante il sistema degli appalti oneroso per il degrado morale, oggi nonostante la cosiddetta moralizzazione nulla è arrivato ai terremotati dall’Italia che ha perso il potere di creare soldi e nulla dalla BCE che stampa soldi solo per le banche perché non incaricata politicamente.
L’Italia appena entrata in Europa ha beneficiato del calo dei tassi di interessi sul debito pubblico, ma questo modo in cui è stato creato l’euro ha subito creato la crisi che oggi sta vivendo il paese, con l’immediato allargamento dello spread dei tassi tra i titoli di stato italiani e tedeschi non solo dal 2011 con la crisi di governo, ma da molto prima, infatti lo spread era a 180 punti già da diversi anni prima e nessuno lo segnalava, ma era il motivo delle previsioni di fallimento che si facevano per l’Italia.
Paradossalmente più gli italiani lavorano e più aumenta il problema, perché ad ogni transazione c’è un tassazione che sottrae denaro all’insieme di tutti i cittadini per essere versati allo stato, che in passato con la stampa di lire lo rimpiazzava rinnovando il debito più interessi nelle mani dei cittadini e con appalti pubblici che poi pagava.
Oggi non potendo stampare lire deve prendere euro in prestito e ad ogni prestito aumenta la fetta di tasse che vanno in interessi e sono tolti a scuole, ospedali, pensioni, stipendi, ecc…allora vi chiederete: perché ciò non accade alla Germania ? Perché per immettere soldi nel sistema ci sono solo tre modi, stampa di moneta e appalti pubblici che però non possono essere fatti se non si stampa moneta e il terzo modo è con il surplus della bilancia commerciale, che però in Europa lo hanno i pochi paesi del nord Europa e in misura enorme solo la Germania, che è il terzo paese esportatore al mondo dopo USA e CINA, quindi in Germania quanto viene sottratto al sistema dalle tasse è più che compensato dalle entrate valutarie che cambiate in euro fanno lievitare la massa monetaria tedesca al netto delle tasse, arricchendo i cittadini con la loro crescita di risparmi e consumi, infatti la Spagna che ha un debito pubblico inferiore alla Germania è la nazione più in crisi d’Europa, proprio perché la sua massa monetaria è in crollo verticale, perché oltre a non poter stampare moneta e quindi fare appalti pubblici, ha un deficit commerciale.
La Cina quest’anno ha vissuto una crisi profonda delle piccole imprese che avevano ben 643 MLD di dollari di debiti in scadenza e il governo ha risolto il problema semplicemente finanziandone il rinnovo per altri 4 anni, cosa che l’Italia non può fare, ma addirittura alza le tasse velocizzando la crisi delle sue imprese.
Per chi volesse approfondire andate su www.youtube.com e vedete i video del professore di Economia Giulio Sapelli e del giornalista Paolo Barnard co-fondatore del programma Report su Rai 3.
A riprova della sicurezza tedesca se oggi si investe in titoli di stato italiani si ottengono interessi molto alti, invece se si investe in titoli di stato tedeschi si hanno rendimenti negativi, cioè si ottiene a scadenza una somma inferiore a quella investita, perché tutto il mondo compra titoli dello stato che li può restituire pagando per tale sicurezza, mentre chi investe in Italia ottiene ottimi interessi per il rischio di non rivedere il capitale a scadenza e non dimentichiamo che l’euro è la seconda moneta europea, la prima è stata l’ECU, usata per investimenti e prestiti, con la sola differenza che non è stata diffusa nella forma cartacea, che è fallito circa 25 anni fa provocando il raddoppio del costo di chi aveva fatto un mutuo nella vecchia moneta europea, quindi oggi essere investiti in Germania significa avere euro diversi da quelli nelle banche italiane non per il valor attuale, ma per quello futuro, in quanto in caso di fallimento quelli tedeschi sarebbero convertiti in marchi, mentre quelli italiani in lire, con immediata incorporazione delle differenze di prezzo accumulate in tutti questi anni e immediato crollo del potere d’acquisto della lira, che invece sarebbe subito incorporato dal marco che sarebbe immediatamente profondamente rivalutato.
Per avere queste garanzie in Italia bisogna pagare i rendimenti negativi dei titoli tedeschi, ma per non pagarli la soluzione è la semplice apertura di un conto presso una banca tedesca, che si consiglia per poter avere liberamente soldi investiti o liberi sul conto senza costi aggiuntivi e con la tranquillità di non perderli con l’aumento della crisi europea, che continuerà inesorabilmente con il proseguo inesorabile di sottrazione di denaro dall’insieme dei cittadini allo stato mediante le tasse, senza alcuna possibilità di sostituzione con emissione di nuova moneta su cui lo stato italiano ha perso la sovranità
Saluti Massimo PEPPE per domande e chiarimenti Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o 3343599824
Germania: in banca si possono cambiare euro in marchi
di: WSI-Dow Jones News Pubblicato il 02 ottobre 2012| Ora 11:06
Chi lo fa ottiene garanzie. Una legge stabilisce che in caso di addio alla moneta unica sara' garantito l'importo depositato. Un tesoro nascosto da 6,7 miliardi. Berlino pensa gia' al dopo-euro.
Milano - Sorpresa: in Germania il marco esiste ancora ed e' vivo e vegeto.
Ma, scrive Milano Finanza, non per quei programmi di ristampa che anche questo giornale ha raccontato nei minimi particolari e che a un certo punto dell'eurocrisi sono diventati una possibilita' concreta, bensi' perche' di fatto non ha mai lasciato portafogli, cassetti, materassi e persino conti correnti.
Lo ha verificato MF-Milano Finanza curiosando sul sito dell'Associazione delle banche tedesche (Bankenverdband), il corrispettivo dell'Abi, dopo che Silvio Berlusconi qualche giorno fa aveva lasciato cadere nel disinteresse generale un'affermazione piuttosto forte che in molti pero' hanno subito derubricato a semplice battuta folkloristica.
"L'uscita della Germania dall'euro non sarebbe una tragedia", ha detto l'ex premier ribadendo un suo evergreen, "anche perche' c'e' una corrente finanziaria che propugna proprio questa soluzione ed e' una soluzione che molte banche tedesche considerano possibile perche' in calce ai loro formulari prestampati per i clienti hanno introdotto una clausola che fissa le regole per il cambio dell'euro con il marco".
"Sono amico di Azioni Usa da molti anni, e lo ritengo, almeno a mia conoscenza, uno dei pochi in Italia a fare analisi fondamentali così come devono essere fatte. La sua competenza fondamentale sul mercato americano è fuori discussione, ai massimi livelli."
Libri editi dal Sole 24 Ore
Prof. RENATO DI LORENZO
Dal 2002 al 2012 1° Consulente nella classifica generale di Marketocracy. Consulente indipendente, pianifica la crescita del tuo investimento in borsa
ECCEZIONALE OCCASIONE - COME NEL 2009 SIAMO SU UN MINIMO CHE IN POCHI MESI PRODURRA' ENORMI GUADAGNI, clicca qui sulla competizione pubblica: http://www.marketocracy.com/cgi-bin/WebObjects/Portfolio.woa/ps/FundPublicPage/source=CcFdBmHgDkNhHcHiMaKiAbOa
vedrai la mia gestione virtuale che da 11 anni è la prima al mondo, che come nel 2009 ha un minimo da cui ripartire con forte rialzo in poco tempo, come accaduto dopo il minimo del 2009.
Leggi L'Analisi Completa della Borsa Dicembre 2009 Il fondo Marketocracy master 100 che puoi trovare cliccando qui: YAHOO FINANCEassume come gestori quelli che dopo due anni di gestione virtuale sono i migliori 100 tra i centomila gestori che ci provano sul sito MARKETOCRACY
Come vedi dal grafico la mia gestione è iniziata in aprile 2001 e nonostante crollo delle torri gemelli, fallimenti di Enron ecc. batte tutti gli indici compreso quello dei m100 cioè i migliori 100 gestori al mondo.
Come vedi in recent returns batto anche di oltre il 250% lo SeP500.
Come vedi in fund rankings la percentuale di fondi che batto abitualmente è spesso vicina al 100%, quando leggi NC è perché non si può avere più del 10% del portafoglio su un solo titolo e quando cresce oltre il 10% mi manda fuori classifica e qualche volta sono il migliore al mondo, perché batto il 100% dei fondi come il 29 giugno 2007 e il 31 marzo 2008. Nonostante i rendimenti passati non assicurano rendimenti in futuro AZIONI USA batte tutti da 20 anni e per gli ultimi 8 anni è provato dalla gestione virtuale su Marketocracy. Continua a Leggere...Clicca qui per l'analisi completa della Borsa
Dal 1825, anno di nascita dello SeP 500, ad oggi, abbiamo avuto la depressione del 1929, due guerre mondiali, eppure l’ultimo anno è quello in cui lo SeP500 ha perso di più che in tutta la sua storia, quindi non si può che ritenere questo un crollo amplificato dai tanti media che in passato non c’erano. La borsa ha sempre rettificato la sottovalutazione dei titoli, per questo l’indicatore di valutazione ha sempre funzionato, come nel 1987 e nel 2000 ci ha segnalato l’estrema sopravvalutazione, oggi ci segnala l’estrema sottovalutazione.
In passato dopo ogni crisi e dopo ogni crollo c’è sempre stata una pausa e poi una ripresa e questa ripresa dei prezzi delle azioni è sempre stata proporzionale al crollo, basti vedere nel grafico successivo nei cerchi verde, che ai lati del picco del crollo, la linea verticale sinistra che mostra il crollo dell’indice è sempre uguale a quella destra che mostra il violento rally al rialzo. Infatti il Leuthold group ha calcolato che dal 1900 usando il Dow Jones, il guadagno medio del primo anno di mercato toro è stato del 40%, che ha rappresentato circa la metà del guadagno del totale del mercato toro, quindi essere presenti nella prima gamba destra del rialzo è fondamentale, addirittura i maggiori crolli hanno prodotto recuperi eccezionali nei primissimi mesi, ad esempio il mercato toro partito il 1.6.1932 ha fornito il massimo guadagno i primi tre mesi con una performance del 154,5%, altro esempio nell’agosto 1982, quando dopo soli due mesi il guadagno era del 68,6% .
L’intervallo tra le due linee, quella del crollo e quella del violento rialzo nei casi evidenziati in verde, dei crolli degli ultimi 40 anni è il seguente:
1974: 15 settimane dopo il crollo abbiamo il violento rialzo.
1982: 46 settimane dopo il crollo abbiamo il rialzo.
1987: 7 settimane dopo il crollo abbiamo il rialzo .
1990: 20 settimane tra crollo e rialzo.
2002: 33 settimane tra crollo e rialzo.
2008: DOPO 21 settimane l’11 MARZO 2009 è INIZIATO IL MAGGIOR RALLY DELLA STORIA DELLA BORSA USA, perché abbiamo parcheggiata la maggior cifra contante della storia al cui rientro la performance delle azioni è da record.
Il Grafico seguente mostra che è stato liquidato il 47% di tutto lo SeP500, mentre nella recente crisi del 2000-2002 fu liquidato solo il 20% nonostante il crollo del WTC, due guerre (Afghanistan e Iraq) le buste all’antrace, i fallimenti di Enron, Worldcom, ecc… e il suo rientro nella primavera del 2003 provocò in circa 4 mesi il raddoppio del Nasdaq, figuriamoci cosa sta per provocare l’attuale rientro del 47%, cioè di una somma più che doppia.
La somma attualmente parcheggiata rappresenta oltre il 100% del valore dell’indice SeP500 cioè circa il doppio di quella che era parcheggiata prima del rally del 2003: Per avere una conferma dal più grande investitore di tutti i tempi, Warren Buffett nella sua lunga carriera ha dato pubblici segnali solo 3 volte: nel 1974 disse di comprare al 100% azioni, nel 1999 disse di vendere tutto e a fine 2008 ha detto di mettersi al 100% in azioni e che lui per la prima volta dal 1974 ha tolto tutte le obbligazioni personali per comprare azioni USA al 100%. Nel grafico seguente sono cerchiate le sue tre raccomandazioni in oltre mezzo secolo di attività e nel 1999 coincide col punto estremo di minor potenziale di apprezzamento delle azioni, invece coincidono nei punti estremi di maggior potenziale di apprezzamento dei titoli nel 1974 e OGGI.
I dati reali sono tutti in ripresa fortissima e ci indicano che l’attuale rialzo dei mercati è quello definitivo, ad esempio il Baltic Dry Index che mostra i prezzi delle maggiori materie prime industriali che è più che raddoppiato dai minimi e il rame che è il materiale più presente nelle lavorazioni è già in ripresa, come accade all’inizio di tutte le riprese economiche :
Altro potente indicatore della ripresa sono i tassi di interesse che il mercato aveva già fatto crollare prima del calo ufficiale della banca centrale USA, che poi non ha fatto altro che adeguarsi alla crisi e che OGGI SONO TUTTI IN RIALZO a segnalare la ripresa economica in atto, quindi la FED come sempre li terrà bassi fino a ripresa inoltrata di economia e borsa e solo allora li rialzerà, ma noi già vediamo dai tassi di mercato che la ripresa è in atto, vedi nel cerchio rosso:
Tutto ciò non fa altro che dimostrare quello che accade nel grafico sotto: CIOE’ che sovrapponendo l’indice delle azioni più capitalizzate d’America lo SeP500 e l’andamento del PIL USA, il crollo avviene sempre l’anno prima del PIL negativo, e poi in piena recessione l’indice delle azioni arriva ai massimi, scontando la ripresa del PIL dell’anno seguente e questo avviene perché la borsa guarda sempre avanti e non a quello che raccontano i giornali sulla situazione odierna.
Una descrizione dettagliata di quello che sta accadendo la da il seguente grafico che compara l’indice Dow Jones in blu con i soli acquisti degli smart money investors (SMI) in rosso, cioè gli investitori furbi, che poi sono i professionisti e come si vede chiaramente stanno comprando tantissimo e appena il popolo si accoderà sarà rally:
Dai seguenti grafici si vede che il popolo sta iniziando ORA ad accodarsi, per questo il rialzo appena iniziato è quello definitivo. I prossimi due grafici mostrano nella parte superiore allo zero i titoli ai massimi dell’anno e nella parte inferiore quelli ai minimi dell’anno e si vede chiaramente dalla freccia, che nei tre punti di minimo dell’indice avuti da ottobre ad oggi, il numero di titoli ai minimi è stato sempre inferiore, e dal 90% dei titoli dell’indice ai minimi avuti il 10 ottobre 2008, sono sempre calati e nel minimo dell’indice recente i titoli ai minimi sono stati pochissimi, segno che ora la liquidazione da paura è finita:
Infatti nel grafico seguente che mostra la volatilità, denominato anche grafico della paura vediamo che sempre dal minimo di ottobre 2008 in cui toccò quota 87, nei crolli successivi è sempre calato per via dell’aumento della fiducia e la sua mancanza di rialzo nell’ultimo crollo segnala che questo rialzo è quello definitivo, come accadde identicamente nel 2002-2003, quando al terzo crollo dell’indice della primavera 2003 il VXO non salì e da lì il mercato delle azioni volò senza più fermarsi, come sta accadendo ORA.